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RM 8.49

Permettere a un governante di decidere unilateralmente della salute dell’individuo e delle sue capacità riproduttive, equivale a mettergli in mano la propria vita. Significa autorizzarlo a determinare la lunghezza e la qualità dell’esistenza di individui, gruppi, classi sociali, etnie, interi popoli. E lasciare che stili, sulla base di convinzioni personali e arbitrarie, categorie di individui più o meno meritevoli a cui permettere di lavorare, esprimersi e vivere, secondo regole fisse di comportamento e di pensiero. Insomma, significa aiutarlo a fare la parte di Dio. Come si compie un eccidio? Come si elimina un’intera etnia? Come si incide sulle libertà primarie dell’individuo? E come se ne annullano i diritti? Beh, il modo più ovvio è una persecuzione, una guerra, un martirio. A guardar bene, metodi estremamente efficaci ma anche molto impopolari, in grado di generare violente reazioni. Soprattutto quando, com’è già successo in un non lontano passato, si oltrepassa la misura. Dalla notte dei tempi l’essere umano ha utilizzato la guerra per ottenere tali risultati. In epoche più smaliziate il potere religioso (di qualsiasi religione), ha fatto anche peggio. Poi, è arrivata l’era moderna, e questi metodi rozzi e cruenti sono diventati obsoleti. Una certa, malvagia fetta dell’umanità ha ideato espedienti più subdoli ed efficaci per arrivare agli stessi fini di distruzione: impedire a quei popoli, individui, etnie giudicate indesiderabili, di riprodursi. Ciò ha permesso non solo di eliminare il problema alla radice ma anche di sfondare la porta dei diritti umani, arrogarsi poteri indiscriminati di controllo sulle libertà individuali e infine agire indisturbati sulla gestione della vita umana. Con l’approvazione delle stesse masse che invece aborriscono guerre e massacri. La sterilizzazione coatta è stata ed è un metodo formidabile e poco dispendioso per arrivare a tutto questo. Permettere a un governante di decidere unilateralmente della salute dell’individuo e delle sue capacità riproduttive, equivale a mettergli in mano la propria vita. Significa autorizzarlo a determinare la lunghezza e la qualità dell’esistenza di individui, gruppi, classi sociali, etnie, interi popoli. E lasciare che stili, sulla base di convinzioni personali e arbitrarie, categorie di individui più o meno meritevoli a cui permettere di lavorare, esprimersi e vivere, secondo regole fisse di comportamento e di pensiero. Insomma, significa aiutarlo a fare la parte di Dio, augurandoci di non rientrare mai nella categoria degli indesiderabili che un giorno gli verrà in mente di annientare, al fine di correggere un errore intrinseco della natura e per il bene stesso della società. La sterilizzazione coatta è solo l’inizio di tutto questo. Il primo passo per la distruzione del nostro senso di umanità, della capacità di compenetrarci nella miseria dell’altro senza giudicarlo ma accettandolo per quello che è: un arricchimento della nostra esistenza. Se la vita si forma nell’utero è nell’utero che va distrutta. E non è solo un simbolismo.
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